Il web è il luogo in cui puoi trovare di tutto, basta chiedere, basta digitare un paio di parole su un motore di ricerca ed ecco che ti si apre un mondo fino a qualche minuto prima sconosciuto. Parliamo del mondo dei pro-Ana, ovvero siti e blog che parlano a favore dell’anoressia, e dei pro-Mia, a favore della bulimia. Molti sono italiani, dove adolescenti ossessionate dal peso, scrivono di come fare per perdere chili – che spesso non sono di troppo, ma solamente il giusto per sopravvivere, dove chiedono aiuto per riuscire in questa impresa, dove si scambiano consigli e confidenze. Molti, moltissimi sono i siti in lingua inglese, sparsi nel mondo, dove si cerca con ogni modo e mezzo di diffondere questa “filosofia di vita”, a detta loro, dell’eccessiva magrezza a tutti i costi.
L’Huffington Post UK ha pubblicato una ricerca condotta dal Priory Group che si occupa di malattie mentali nel Regno Unito, in cui viene dimostrato come in Rete ci siano siti che oltre a promuovere la diffusione dei disturbi alimentari, come appunto anoressia e bulimia, stiano speculando sui loro utenti, considerati dal Priory Group come “soggetti vulnerabili”.
Sta, infatti, spopolando in Rete, la vendita di braccialetti pro-anoressia che secondo i loro creatori andrebbero indossati come un promemoria per rimanere fedeli alla propria dieta, ma anche un modo per incontrare altri che hanno fatto dell’anoressia la loro “filosofia”. Inizialmente questi ninnoli erano stati concepiti come segno di solidarietà tra coloro che erano stati colpiti dai disturbi alimentari ed erano riusciti a sconfiggerli, uscendo vittoriosi dal vortice, poi qualcuno si è appropriato dell’idea distorcendone il significato.
Lynn Grefe della National Eating Disorders Association afferma che “questo braccialetto inizialmente non era pro-anoressia, ma serviva a ricordare alle persone che non erano sole. Per quello che ne so io era questo il messaggio originale del bracciale rosso”, mentre ora il messaggio che passa è totalmente opposto.
Grefe incoraggia coloro che sono affetti da tali disturbi a prendere coscienza del fatto che si tratti di una patologia mentale e non di una scelta di vita.
Il dottor Alexander Yellowlees, dirigente medico presso il Priority Hospital di Glasgow, ha spiegato che questi siti sono estremamente negativi soprattutto per coloro che sono già affetti da questa malattia, perché il loro scopo è quello di aiutare chi è affetto da queste patologie a migliorare i metodi con cui non mangiano e dimagriscono.
“Questi siti – dice Yellowlees – danno all’individuo l’idea che l’anoressia sia una scelta legittima, ma non lo è. L’anoressia ha il tasso di suicidi più alto di tutte le altre condizioni psichiche. E’ un vero e proprio killer. Forniscono un falso senso di appartenenza a una comunità, favorendo e promuovendo la diffusione della malattia. E’ come se fossero una specie di drinking club per gli alcolisti, dove si può imparare a bere in maniera più efficace. Queste persone incoraggiano l’anoressia, speculando sulla malattia e ricavandone un guadagno”.
(da articolotre)
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.