Stilato l’elenco dei cibi e delle abitudini alimentari in grado di proteggere dai processi degenerativi cerebrali.
Pronto il documento che contiene le indicazioni alimentari per prevenire l’insorgenza della malattia di Alzheimer. La sua compilazione si deve al gruppo di ricerca americano Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM), che ne hanno presentato i contenuti al congresso International Conference on Nutrition and the Brain tenutosi a Washington organizzato dalla International Conference on Nutrition and the Brain.
Le nuove line guida non si discostano di molto dalle comuni raccomandazioni per la prevenzione delle patologie cardiovascolari in quanto promuovono una massiva riduzione dei grassi trans saturi, ma mettono un particolare accento sul’introduzione di fonti alimentari delle vitamine E e B e sull’astensione totale dal consumo di metalli come rame e ferro, spesso contenuti in quantità eccessive nei supplementi multivitaminici.
Il consumo eccessivo di grassi, e il conseguente innalzamento dei livelli di colesterolo nel sangue, sono infatti ritenuti una delle cause principali della formazione delle placche amiloidi a livello cerebrale che guidano la degenerazione del tessuto e il decline cognitivo. Non solo, i cibi grassi aumentano inoltre il rischio di obesità e diabete di tipo 2, due noti fattori di rischio implicati nell’insorgenza della malattia di Alzheimer.
Secondo Neal Barnard, principale autore del documento, attualmente, i medici affrontano una vera e propria crociata contro quei cibi – specialmente grassi saturi e trans – in grado di promuovere i processi degenerativi cerebrali. L’applicazione di queste raccomandazioni potrebbe giocare un ruolo preventivo importantissimo, se si pensa che la stima di individui affetti da Alzheimer globalmente nel 2050 si aggira intorno a 100 milioni.
In breve, i punti principali del documento sono i seguenti: la riduzione più possibile di grassi saturi e trans, l’inclusione di abbondanti quantità di verdure, legumi e prodotti di farina integrale, un consumo saltuario di noci come fonte di vitamina E, la scelta di prodotti fortificati o supplementi di vitamina B12, l’astensione da supplementi contenenti eccessive dosi di metalli e, infine, una regolare attività fisica di moderata intensità.
Quali evidenze sull’efficacia? Difficile raggiungere un consensus definitivo. Nonostante la maggior parte della comunità medica interpellata sul potenziale impatto di queste linee guida abbia espresso un parere positivo, non sono ancora disponibili robuste evidenze epidemiologiche che supportino l’effettiva riduzione del rischio della malattia d’Alzheimer.
Ad esempio, un recente studio dal titolo Chicago Health and Aging Project ha dimostrato come le persone che consumavano maggiori quantità di grassi saturi (25 grammi al giorno in media), presentavano una probabilità due o tre volte di sviluppare la malattia rispetto a coloro che ne assumevano la metà. Uno studio olandese, al contrario, non ha riscontrato nessun effetto protettivo associato alla riduzione del consumo di grassi saturi, ma questi risultati potrebbero essere legati al fatto che i partecipanti di quest’ultimo presentavano un’età decisamente inferiore a quelli del precedente.
2/9/13 da –lanutrizione.it-
Fonte: Physicians Committee for Responsible Medicine
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