C’era una volta un fiore che una volta sbocciato iniziò a non vedere più il colore dei suoi petali, né riusciva a sentirne il profumo.
Non sapeva a cosa fosse dovuto, sentiva soltanto che i colori, il piacere della brezza che accarezza i petali e il calore del sole erano oramai un lontano ricordo..
Era forse a causa del suo puntare troppo in alto alla perfezione?
Oppure era dovuto alle indicazioni perentorie e puntuali su dove mettere radici, o su dove orientarsi che in qualche modo subiva e non gli andavano giù?
O forse al timore di deludere gli altri?
Probabilmente un po’ per tutte queste cose o per nessuna in particolare, il nostro fiore iniziò a spegnersi, a non sentirsi, a non trovarsi…
Anche il più bel fiore può diventare inconsapevole della sua bellezza, della sua unicità.
Iniziò a perdere i suoi petali uno ad uno, fosse almeno stato per la speranza di un amore ricambiato…
Ma fu solo allora, grazie alla sofferenza mostrata attraverso i petali, che gli altri fiori si accorsero della solitudine e del dolore che aveva colpito il nostro fiore.
Fu grazie ad un caldo e forte abbraccio intorno a sé, che il fiore riuscì di nuovo a sentire le sue fragili radici vibrare, il piacere del sole e del vento che lo accarezzavano e la bellezza di tutto ciò.
Non tutte le storie hanno un lieto fine, ma quando ad un certo punto qualsiasi sia la sofferenza, si fa spazio all’ascolto e ci si stringe, le speranze possono diventare opportunità.
Pamela Nobile Psicologa e Psicoterapeuta
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