Quello della fiducia è forse il tema più importante quando si parla di relazioni, siano esse amorose, d’amicizia o familiari. Poche dimensioni psicologiche sono così vitali, così importanti e allo stesso tempo così complesse come fidarci di un’altra persona, come depositare parte di noi stessi in un’altra persona.

La fiducia che riusciamo a porre in una relazione, infatti, è un ottimo “termometro” della qualità della relazione stessa.

I genitori rappresentano le prime figure di riferimento dalla nascita: il neonato che sente soddisfatti i propri bisogni in maniera adeguata, imparerà a entrare in sintonia con i propri stati interni e svilupperà una fiducia di base in se stesso e nel mondo. Sicuramente, i primi legami che instauriamo, quelli con le figure di riferimento, costituiscono la base ed il modello per la “strutturazione” della fiducia verso sé stessi e verso gli altri.

Questi legami dovrebbero costituire, appunto, il primo e fondamentale esempio di fiducia da cui prendere spunto e da cui trarre fiducia in sé stessi per potersi poi “aprire” anche agli altri, a dare fiducia in altri tipi di relazioni.

Infatti, con la crescita, si creano altre relazioni in molteplici contesti (scuola, sport, hobbies, lavoro…), a cui possiamo decidere di dare fiducia o meno. Di solito, tendiamo a pensare che la fiducia in una relazione sia un aspetto che nasce a partire dalle dimostrazioni tangibili che l’altro ci da con i suoi comportamenti.  In realtà, la fiducia che riponiamo nell’altro e nella relazione stessa nasce dalla nostra capacità personale ed individuale di fidarsi dell’altro e di affidarsi all’altro; mentre, i comportamenti dell’altro ed il modo in cui noi li viviamo e li valutiamo hanno solo la funzione di rinforzo (positivo o negativo) sul nostro senso di fiducia.