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BENESSERE, EMOZIONI, poesia

Che meraviglia!

12 Dicembre 2019

Ogni quanto spesso ci capita di incontrare qualcosa che ci fa dire “che meraviglia!”, travolti da vero stupore?

La meraviglia è una delle emozioni primarie, ovvero innata e comune a tutta l’umanità al pari della rabbia, della paura, della tristezza.  Ma riusciamo a sentirla e viverla come le altre emozioni “più famose”?

Nel Maggio del 2015, sul Giornale americano di personalità e psicologia sociale usciva un articolo su uno studio condotto da Paul K. Piff, ricercatore alla California University, in cui veniva provato non solo che la meraviglia provocasse una dilatazione nella percezione del tempo, causando perciò sensazioni di benessere, ma si scopriva che essa portasse alla relativizzazione del concetto del sé e ad una maggiore coesione sociale. Il team di ricercatori dimostrò che, a seguito dell’esperienza della meraviglia, i soggetti dello studio riportavano un incremento di tendenze sociali positive, mostrando maggiore generosità nel settore economico, una capacità incrementata nel prendere decisioni etiche e morali e una flessibilità maggiore nella gestione delle decisioni all’interno di un gruppo. Nell’articolo, gli scienziati spiegano che molti stimoli visivi possono ispirare questa emozione, “da edifici storici ad equazioni eleganti” o di fronte a “fenomeni naturali dalle dimensioni, scopi e complessità gigantesche”, come una notte stellata, il mare in tempesta, l’oceano, una vista panoramica. Essa può essere inoltre suscitata da un’esperienza mistica, dall’osservazione di un’opera d’arte o dall’ascolto di un brano musicale. Resta un fenomeno sorprendente scoprire come la risposta a stimoli percettivi e intellettuali estremamente soggettivi e individuali possa avere effetto in un ambito che sembra situarsi al lato opposto, quello sociale.

Rimane il fatto che la meraviglia ha in primis una dimensione personale e la possiamo contattare anche nelle quotidianità, un po’ come fanno i bambini che si entusiasmano per ogni piccola cosa…è anche un modo di dire “guardare il mondo con gli occhi di un bambino”, ma questa emozione non è riservata alla sola infanzia.

Come coltivarla in generale? Prestando attenzione, rimanendo curiosi e aperti, sperimentando cose nuove, vivendo a pieno nel momento presente per assaporarne ogni aspetto.

In questa filastrocca di Gianni Rodari si coglie bene come i fanciulli riescano ad avere facilmente libero accesso allo stupore, alla gioia, alla magia e in questo periodo di Natale possiamo provarci un po’ anche noi!

 

L’ALBERO DEI POVERI

Filastrocca di Natale,

la neve è bianca come il sale,

la neve è fredda, la notte è nera

ma per i bambini è primavera:

soltanto per loro, ai piedi del letto

è fiorito un albereto.

Che strani fiori, che frutti buoni

Oggi sull’albero dei doni:

bambole d’oro, treni di latta,

orsi dal pelo come d’ovatta,

e in cima, proprio sul ramo più alto,

un cavallo che spicca il salto.

Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,

ed ecco, adesso, mi sono destato:

nella mia casa, accanto al mio letto

non è fiorito l’alberetto.

Ci sono soltanto i fiori del gelo

Sui vetri che mi nascondono il cielo.

L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:

io lo cancello con un dito.

Gianni Rodari

 

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