L’hanno detto, l’ho sentito bene. Erano lì, tutte intorno alla panca, proprio accanto all’ingresso della sala. Parlavano sottovoce, sorridevano per darsi un tono, ma avevano l’atteggiamento di chi sta parlando di cose serie. L’ho sentito con queste orecchie. Ha le gambe grasse, hanno detto, e tu eri lì, ad un passo da loro e non hai fatto niente, non sei intervenuta, non mi hai difeso.

Certo che parlavano di me, di chi vuoi che parlassero. Marta mi guardava con quei suoi occhi di vipera succhiasangue e aveva l’aria di chi vuole mostrare che non sta proprio succedendo nulla. Una chiacchierata tra amiche, prima del concorso, così tanto per stemperare la tensione. Bisogna pure far qualcosa, prima che ci chiamino una ad una. Concorrente numero quattro… e noi che ce la facciamo sotto. Di chi vuoi che parlassero. Le gambe grasse, non so chi l’ha detto. E tu, nemmeno una parola. Ora dirai che non hai sentito nulla, che non è vero. È inutile che tenti di cavartela così. Ti ho vista bene, hai guardato da un’altra parte, ti sei voltata perché non volevi sentire, hai fatto finta che non parlassero di tua figlia, hai intercettato la mamma di Rachele che stava passando a qualche metro da te con l’aria di voler filare via diritto, come stai, è tanto che non ci vediamo, per un po’ abbiamo dovuto fare a meno dei concorsi.

Se non ero io il bersaglio delle loro chiacchiere pettegole, perché allora tutte hanno assunto un’aria distratta e hanno smesso di parlare? Parlavano sottovoce, ma l’ho sentito bene, ha le gambe grasse. Deve essere stata quella troia della Martina. Sempre a criticare, sempre a parlar male delle altre. Ma l’hai vista? Non si è mai chiusa l’accappatoio. Ha continuato a svolazzare per ore, da una parte all’altra dell’albergo, sali e scendi le scale, entra nel bar, vai e vieni dalla reception. Sempre con l’accappatoio aperto, per farsi vedere da tutti quelle sue puppone su un corpo taglia trentotto.

tratto da Parlavano di me di Giuseppe Grattacaso