Anche quest’anno siamo arrivati alla fine della scuola e nelle nostre stanze della terapia abbiamo spesso raccolto dagli adolescenti che abbiamo incontrato vissuti legati a questo mondo dai più svariati fra loro: ansie per compiti e interrogazioni, timore di non sentirsi in grado di capire e studiare un argomento, paura di deludere un genitore o rabbia nel percepire che al genitore importa principalmente del voto ottenuto. Inoltre, abbiamo accolto soddisfazioni per un bel voto o per un complimento da parte di un professore, terrore per un docente che spesso si trasformava in rabbia verso lo stesso. E, non meno importante, gran parte del ‘materiale’ emotivo di ragazzi e ragazze ha riguardato le relazioni tra i compagni, costernate da alleanze, amicizie, leggerezze ma anche conflitti, gelosie, dispiaceri.
Il momento di fine scuola e della consegna delle pagelle è stato per molti di loro quanto di più atteso per potersi godere le tanto attese vacanze, avendo raccolto i buoni risultati di un anno di impegno. Altri invece stanno vivendo giorni particolarmente critici, trovandosi ad affrontare un debito formativo da recuperare a settembre, compromettendo quindi la spensieratezza del periodo estivo, altri ancora devono fare i conti con una bocciatura.
Perdere un anno provoca frustrazione, delusione, paura e vergogna, sia nel ragazzo che nella famiglia. I genitori, in genere, sono più concentrati sul lungo termine e quindi vedono la bocciatura come una perdita di un anno rispetto al raggiungimento di un obiettivo finale. I ragazzi sono i invece più concentrati sul presente, quindi il loro disappunto e avvilimento è più legato a situazioni o relazioni attuali. Tutti questi vissuti, se non elaborati e gestiti, rischiano di prendere il sopravvento e mettere in difficoltà l’intero equilibrio personale e familiare.
È importante invece far sì che questo evento possa per tutti diventare l’occasione per fermarsi e chiedersi: cosa è avvenuto? Cosa sto provando?
Una delusione di questo tipo può essere l’opportunità per rivedere progetti o scelte non più condivise, (forse quell’indirizzo di scuola non mi piace o non fa per me?), riflettere su alcune dinamiche personali (quando non mi sento all’altezza rinuncio a priori?, faccio fatica ad anteporre il dovere al piacere? Mi faccio travolgere dalla pigrizia? …questo però dove mi porta?) o anche su dinamiche emotive (mi sentivo escluso dal gruppo classe? Sentivo che i professori non credevano in me? Ero triste e/o arrabbiato per altre situazioni e ho usato la scuola come teatro per far fuori uscire questi stati d’animo?). Queste e tante altre riflessioni possono essere elaborate per contattare quali significati porta con sé una bocciatura, che quindi può diventare un’opportunità per fare un importante passo nel proprio percorso evolutivo.
Infine, è importante dire che la possibilità di confrontarsi con le richieste dell’ambiente, di entrare in rapporto con insegnanti e compagni, di instaurare relazioni, di mettersi in gioco, di affrontare criticità sia relazionali che personali avviene al di là dei buoni risultati e che la scuola, al di là dell’esito di fine anno, permette di accumulare anche questo prezioso materiale di vita.
“Qualcuno ti dirà che scuola serve solo se riesce a trovarti un lavoro.
Non credergli. La scuola serve se riesce a fornirti gli strumenti per gestire un sentimento,
smascherare un ciarlatano e ammirare un tramonto…”
Massimo Gramellini
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