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Bambini, EMOZIONI

La noia dei bambini

4 Luglio 2023

Giunti al periodo estivo, i nostri bambini si trovano a vivere a un tempo lento, ‘vuoto’, fermo, noioso…e, non appena l’adulto si accorge che il proprio figlio è annoiato, tende a risolvere il problema proponendo svariati stimoli come attività sportive, artistiche, ludiche, educative e sociali.

Ma siamo sicuri che provare uno stato di noia sia così negativo?

Vivere in un tempo più lento permette, tanto ai bambini quanto agli adulti, di contattare il proprio mondo interno e quindi ciò che proviamo e sentiamo. Per i bambini in particolare può essere quindi occasione di crescita, in quando permette loro di stimolare il lato creativo, attivare il problem solving, trovare idee e strategie. La noia può diventare quindi un attivatore della fantasia per riscoprire le proprie risorse.

Questo ‘sostare’ permette al bambino di imparare a conoscere se stesso ascoltando e contattando le proprie sensazioni, il proprio corpo e, quindi, poter dar voce a emozioni e bisogni. Un bambino che ha la possibilità di sentire che cosa gli accade diventerà un adulto capace di trasformare la frustrazione in progettualità.

Come muoversi quindi davanti a un bambino annoiato?

Anche se la tentazione è quella di fornire immediatamente uno stimolo, proviamo a osservarlo e lasciare che trovi da solo una soluzione alla noia e, soltanto in seconda battuta, sostenerlo e appoggiarlo nella strategia da lui trovata.

Inoltre, aspettare e sintonizzarci con i tempi del bambino ci darà l’occasione per riflettere su quanto noi adulti in primis mal tolleriamo un tempo lento e uno spazio ‘vuoto’ e di come la vita frenetica che ci costruiamo spesso diventi una scusa per non ascoltare e accogliere le nostre emozioni più profonde.

 

 

 

 

La noia

Una volta ogni bambino

 

 

con la pioggia si annoiava

e il tempo malandrino

rallentava e si fermava:    

 i secondi andava a lenti

 come in groppa a un lumacone,

 i minuti erano prudenti

 quanto un vecchio col bastone,

 come stanche tartarughe

 camminavano le ore

 e crescevano le rughe

sulla faccia del torpore.

Stare a casa mentre piove

 non è affare di bambini:

 l’aspra noia non si smuove,

 è un macigno con gli uncini.

Ma poi ecco all’improvviso

 che quel giorno spento e stinto

dava vita ad ogni viso

 e la gioia aveva vinto.

Una scatola di scarpe

diventavo un bel fortino,

 un gomitolo di sciarpe

un turbante levantino,

 un cuscino come scudo

 ed un mestolo per spada

 e il bambino seminudo

 era un capo di masnada.

 Pochi oggetti, poche cose

 ma ben dentro i giorni spenti

 rinascevano le rose

 dando luce ai quattro venti,

 che la figlia della noia

 manda via malinconia:

 lei è bella, lei è una gioia,

 lei si chiama fantasia.

 

Pierluigi Cappello

 

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