Giunti al periodo estivo, i nostri bambini si trovano a vivere a un tempo lento, ‘vuoto’, fermo, noioso…e, non appena l’adulto si accorge che il proprio figlio è annoiato, tende a risolvere il problema proponendo svariati stimoli come attività sportive, artistiche, ludiche, educative e sociali.
Ma siamo sicuri che provare uno stato di noia sia così negativo?
Vivere in un tempo più lento permette, tanto ai bambini quanto agli adulti, di contattare il proprio mondo interno e quindi ciò che proviamo e sentiamo. Per i bambini in particolare può essere quindi occasione di crescita, in quando permette loro di stimolare il lato creativo, attivare il problem solving, trovare idee e strategie. La noia può diventare quindi un attivatore della fantasia per riscoprire le proprie risorse.
Questo ‘sostare’ permette al bambino di imparare a conoscere se stesso ascoltando e contattando le proprie sensazioni, il proprio corpo e, quindi, poter dar voce a emozioni e bisogni. Un bambino che ha la possibilità di sentire che cosa gli accade diventerà un adulto capace di trasformare la frustrazione in progettualità.
Come muoversi quindi davanti a un bambino annoiato?
Anche se la tentazione è quella di fornire immediatamente uno stimolo, proviamo a osservarlo e lasciare che trovi da solo una soluzione alla noia e, soltanto in seconda battuta, sostenerlo e appoggiarlo nella strategia da lui trovata.
Inoltre, aspettare e sintonizzarci con i tempi del bambino ci darà l’occasione per riflettere su quanto noi adulti in primis mal tolleriamo un tempo lento e uno spazio ‘vuoto’ e di come la vita frenetica che ci costruiamo spesso diventi una scusa per non ascoltare e accogliere le nostre emozioni più profonde.
La noia
Una volta ogni bambino
con la pioggia si annoiava
e il tempo malandrino
rallentava e si fermava:
i secondi andava a lenti
come in groppa a un lumacone,
i minuti erano prudenti
quanto un vecchio col bastone,
come stanche tartarughe
camminavano le ore
e crescevano le rughe
sulla faccia del torpore.
Stare a casa mentre piove
non è affare di bambini:
l’aspra noia non si smuove,
è un macigno con gli uncini.
Ma poi ecco all’improvviso
che quel giorno spento e stinto
dava vita ad ogni viso
e la gioia aveva vinto.
Una scatola di scarpe
diventavo un bel fortino,
un gomitolo di sciarpe
un turbante levantino,
un cuscino come scudo
ed un mestolo per spada
e il bambino seminudo
era un capo di masnada.
Pochi oggetti, poche cose
ma ben dentro i giorni spenti
rinascevano le rose
dando luce ai quattro venti,
che la figlia della noia
manda via malinconia:
lei è bella, lei è una gioia,
lei si chiama fantasia.
Pierluigi Cappello
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